Audioguida
delle greenway della città di Parma
2°
Percorso (testo)
Benvenuto
all’inizio della seconda greenway della città di Parma!
Dopo la prima greenway che partiva dal Parco Ducale e arrivava al Parco
San Paolo (attraversando la Parma e il Piazzale della Pace), ti aspetta
un secondo percorso nel verde urbano, anche questo con una spiccata caratteristica:
nel corso di questa passeggiata ti accorgerai infatti di quanto il tema
della “natura in città” e del “corridoio ecologico”
si sovrapponga costantemente a quello della progettazione urbanistica
…e di come, qui a Parma, questo avvenga da almeno trecento anni.
Il
nostro percorso infatti individua e potremmo quasi dire “attua”
(almeno in senso ideale) l’ idea (settecentesca) di grande “parco
urbano” che doveva unire il nucleo storico con la Cittadella. Idea
rimasta, in gran parte, nel pensiero di colui che ormai avrai imparato
a riconoscere quasi come il “genius loci” di Parma: Alexandre
Petitot ... il brillante architetto a cui, alla metà del 700, i
Borboni affidarono il progetto del giardino Ducale ma soprattutto il compito
di ridisegnare tutta la città, una città che in quel momento
aspirava ad essere l’Atene d’Europa ( …. o perlomeno
una piccola Parigi)
Ed
è proprio questo che caratterizza il modo di concepire l’architettura
di quel periodo ... l’uscire dal progetto del singolo edificio,
del singolo giardino o strada e, invece, il concepire ogni intervento
come urbanistico ... il lavorare sulla città come opera complessiva
così da proclamare il predominio dell’assolutismo monarchico
sull’esistente ... ma anche l’illimitata fiducia nella ragione
e nell’opera dell’uomo …..
Ma
andiamo con ordine: ora sei qui alla fine di Via Farini davanti al numero
civico 90 e ti appresti a visitare l’Orto Botanico. Probabilmente
hai ricevuto questa audioguida al centro turistico di via Melloni e per
venire qui hai attraversato tutto il nucleo storico della città
con le sue stradine, con gli scorci sul Duomo e poi hai percorso strada
Farini verso quella che era la cinta muraria rinascimentale
Ci hai fatto caso? Probabilmente ti sarà successo di scorgere insospettati
sfondi verdi o cortili alberati da qualche portone aperto o cime di alberi
svettanti sopra i muri ….Sì, città ricca di giardini
“segreti” è Parma, tanto che una volta all’anno
vengono aperti in una fortunata e ormai tradizionale manifestazione: “giardini
aperti”. E “segretissimo” è anche questo Orto
/ Giardino …. venendo dal centro storico è totalmente schermato,
dalle case che lo stringono d’intorno, dai palazzi di Strada Farini
… lo percepisci solo quando sei proprio qui davanti al numero 90,
da dove intravedi qualcosa di verde attraverso il cancello che chiude
l’androne.
Prima
che tu entri voglio raccontarti qualcosa di questo Orto botanico, e anche
suggerirti qualche “punto di vista”.
La
prima sorpresa ti attende appena oltre il cancello : forse ti aspettavi
di vedere una ordinata sequenza di aiole con fiori e piccole pianticelle;
ti troverai invece all’imbocco di in una sorta di foresta lussureggiante,
che si dilata allo sguardo e cancella le case intorno. .. .se è
la stagione giusta ti verranno incontro magnifiche rose e cespugli fioriti
e poi un verde folto di alberi alti, tutti sovrastati dall’enorme
Ginco Biloba che è il simbolo dell’Orto; la troverai subito
lì, a pochi metri dall’entrata, un esemplare magnifico che
nel 1791 era già a dimora da circa trent’anni.
Strana
pianta, il ginco; alcuni dicono che è un “fossile vivente”
.... è improprio ma suggestivo .... in effetti le gimnosperme fanno
i semi ma non hanno i frutti ... semi nudi come quelli del ginco ... che
sono carnosi, un pò puzzolenti e attirano i pipistrelli. Gli alberi
di ginco sono o maschio (riconoscibile per i rami che vanno verso l’alto)
o femmina (con i rami paralleli al terreno ); questo è un maschio
con innestato un ramo femmina .... se sei un appassionato guarda bene:
vedrai che questo esemplare fa i polloni, il che è tipico delle
latifoglie, ma per un ginco è cosa assai rara. ....
Da lì in poi è facile proseguire “liberamente”
(“senza indicazioni”) la tua passeggiata in quello che ti
si presenta quasi come un antico bosco con grandi e nobili alberi: lo
spazio è intimo e raccolto, accogliente; ma ti voglio dare un consiglio:
dopo il grande ginco gira a destra ed attraversa subito tutto l’Orto
fino al lungo muro che lo chiude sul fondo. Ti accorgerai che al centro
c’è una piccola scalinata che porta ad un cancello. Salici
sopra; come vedrai dà su un grande viale alberato che il muro costeggia;
poi da lì voltati e guarda all’interno. Ti sarà subito
evidente che quella è la vera “entrata” perché,
da lì, il disegno e la “struttura”del giardino ti si
riveleranno chiari e ti racconteranno la storia di questo luogo.
Questo
Orto Botanico, che sorge su un precedente “giardino dei semplici”
seicentesco, fu istituito nel 1770 sotto gli auspici di Ferdinando I di
Borbone ….. e, naturalmente, il progetto del giardino e delle serre
(completate nel 1793) è del Petitot e della sua scuola. E infatti
ai tuoi piedi inizia l’asse principale che attraversa il giardino
formale di siepi di bosso collocato al centro dello spazio rettangolare
dell’orto, per poi terminare sul fondo sulla facciata leggermente
rialzata di una luminosa piccola costruzione, bianca e vetrata …
le bellissime serre appunto, che da questa visuale acquistano un risalto
davvero notevole.
È
facile riconoscere il modo settecentesco di pensare i giardini …è
facile ricordare il parco ducale con le sue siepi geometriche ….ma
lì il parterre di bosso sotto alle palazzo non c’è
più e le siepi “architettoniche”sono così alte
che non ti lasciano cogliere il disegno…qui le siepi sono basse
e la geometria dell’impianto ti appare in tutto il suo rigore…
Vedrai
che tutto l’orto botanico è strutturato in tre zone più
o meno della stessa dimensione: quella centrale è coperta dal giardino
formale con la trama di siepi e aiuole in cui la natura è sottoposta
a stretto controllo.... nella altre due, invece, da una parte e dall’altra,
nel tempo le forme naturali di alberi e cespugli sono diventate dominanti
e l’aspetto è quasi di bosco o di giardino all’inglese
…. Sulla tua destra l’arboreto vero e proprio (cioè
la raccolta di alberi piantati a scopo di studio o di preservazione);
a sinistra invece la zona a “giardino paesaggistico” in cui
i livelli del terreno sono più mossi e ci sono montagnole e piccoli
stagni dedicati alla flora delle zone umide.
A
quel punto inizia la tua passeggiata. Potrai scendere i gradini ed avviarti
verso la serra che sembra quasi esplodere per la lussureggiante massa
di piante esotiche che vi sono state messe al riparo dai freddi della
pianura padana …. ammirerai la sua piccola fontana e la sua struttura
davvero armoniosa, solo leggermente confusa da due piccoli avancorpi vetrati
aggiunti posteriormente, neppure troppo invasivi … oppure, prima,
puoi girovagare nell’arboreto e ammirare le essenze secolari che
ospita …………. ti imbatterai in alcuni veri giganti,
come un vetusto esemplare di olmo minore, un enorme pioppo tremulo ….
e poi la metasequoia, il cipresso calvo con le sue curiose radici che
spuntano dal terreno …e diverse specie di querce, magnolie e ippocastani
a fiore bianco, rosa e giallo ….. Poi addentrati ( .... è
proprio la parola giusta ....) nella zona umida, un altro piccolo mondo
che si dilata enormemente per la vegetazione, per i piccoli rilievi e
gli specchi d’acqua, per l’andamento sinuoso dei sentieri
e gli altri enormi alberi che ti circonderanno e ti faranno dimenticare
di essere in un piccolo spazio in mezzo alla città …. l’aspetto
è quasi selvaggio, con masse di bambù e di felci e fitti
boschetti….qui tutti gli anni vengono a nidificare alcune anitre
….
Ricorda
che un momento magnifico di questo orto è la primissima primavera:
è quasi stupefacente la fioritura delle bulbose precoci da sottobosco
che si sono naturalizzate nell’arboreto e intorno ai laghetti: un
tappeto di bucaneve, di denti di cane, di iris “fetide”, di
tulipani selvatici ….. sontuosi anche i colori del “foliage”
autunnale fra cui spicca il fiammeggiare di una grande Parrotia Persica
…
Mentre
cammini non scordare di fare caso alle numerose presenze animali: è
interessante notare quanto questa pur piccola isola di biodiversità
incastrata fra strade trafficatissime, in cui flora autoctona ed esotica
si mischiano, dove è sempre presente l’acqua anche nei periodi
più caldi, dove il disturbo umano è limitato, sia così
frequentata da una variegata e abbondante avifauna urbana …
Ricorda
anche che qui presso l’Orto Botanico sono conservati erbari storici
di grande importanza : quello del famoso botanico ed afidologo parmigiano
di fine ottocento Giovanni Passerini e quello della figlia di Maria Luigia,
Albertina Sanvitale, appassionata studiosa.
Ora
ti lascio alla tua passeggiata. Poi esci dall’Orto Botanico e gira
a sinistra; in pochi passi sarai alla fine di Strada Farini, all’incrocio
con un grande viale. Ci risentiremo lì per la seconda tappa del
nostro percorso …..
Seconda
tappa
Ed
eccoti qui. Nonostante che l’ incrocio in cui ti trovi
sia così rumoroso e pieno di traffico, voglio farti sostare qui
brevemente per dare la giusta attenzione all’imponente viale che
si apre alla tua sinistra … ora si chiama Viale Martiri della Libertà,
ma nessun parmigiano lo chiama così: questo, per tutti, è
Lo Stradòn, lo stradone. Come vedi qui c’è un forte
“salto di dimensione”( scala) dopo le stradine e gli spazi
racchiusi ….ora sbuchiamo in vero Gran Bulevard! …eh sì,
questa strada è quasi “fuori scala” per una città
delle dimensioni di Parma, questa è una scala da grande capitale
… Un grande bulevard con maestosi doppi filari di ippocastani che
ombreggiano le due passeggiate che corrono lungo il corso principale …..
.. con la sfilata di panchine , le stesse identiche panchine che ci sono
al Parco Ducale .... sono state tutte rifatte su questo disegno che era
quello originario del Petitot …. Ora comincia a farsi più
chiaro quello che intendevamo parlando di grande progetto di “parco
urbano” : vedi il grande boulevard davanti a te che costituisce
l’asse trasversale, con a sinistra l’Orto Botanico, dove eravamo
prima, che da qui si percepisce chiaramente al di là del muro,
con il cancello di entrata che lo collega alla passeggiata …. E
a destra, quasi speculare, la cittadella ….. qui ti devi immaginare
di vederla : è lì a pochi passi ma è sta coperta
prima ,molto parzialmente, all’inizio del 900 con alcune palazzine
e poi definitivamente negli anni sessanta con i condomini… e, dritto
in fondo al grande viale … perché mai si sarebbe lasciata
una prospettiva così imponente senza “punto di fuoco”,
senza una degna conclusione visiva …..ecco la luminosa facciata
del Casino Petitot: la sua costruzione risale al 1766 ed è coeva
ai lavori, voluti dal ministro Du Tillot, con cui fu restaurato e trasformato
in boulevard lo Stradone Farnesiano.
Il
Casino Petitot è considerato uno dei primi “caffè”
d’Italia, e difatti fu concepito fin dall’inizio come struttura
aperta al pubblico … come sempre il Petitot fu portatore di idee
innovative dalla Francia … In effetti, il Casino rispondeva ai nuovi
bisogni della popolazione colta di uno stato moderno: era luogo di ritrovo
e di conversazione, casa della musica, e soprattutto “bottega del
caffe” la bevanda che caratterizzò la socializzazione e la
mondanità dei ricchi borghesi e degli intellettuali, dei nobili
e dei dignitari del Settecento.
Dopo una tranquilla passeggiata in carrozza, lungo un boulevard finalmente
degno di una grande città europea, in mezzo al verde della campagna
che circondava le mura rinascimentali, i notabili della città si
ritrovavano così, per la prima volta fuori dai salotti privati,
in un luogo pubblico.
Da
allora in poi tutta la storia di Parma passa da questa strada che è
essa stessa una sorta di parco lineare …. non è difficile
immaginare il lento andirivieni delle carrozze…e poi, più
avanti nel tempo, il passaggio delle “Mille miglia” (corsa
di automobili) e della Milano/Taranto (corsa di moto), e di diverse tappe
del giro d’italia .... Fino all’ultima guerra qui sfilavano
i militari che andavano in Cittadella ... c’era il reparto cavalleggieri
Guide, ai lati dello stradone si alzavano tribune, passavano i cavalleggeri
in alta uniforme per le parate ….Da qui ci passava un trenino che
andava dalla città alla pedemontana …. E da qui passarono
i carroarmati americani …qui in autunno si posizionavano le “castagnine”
a vendere le castagne con il loro baracchino, il “fogon” ...
e la padella, i mezzi guanti, lo scialle ... (anche questa ) una visione
molto “parigina”...è sempre stata al strada del passeggio,
estate ed inverno ....
Ora
è venuto anche per te il momento di proseguire, di imboccare il
viale e di percorrerne un tratto. Puoi proseguire a piedi sulla passeggiata
di destra ( guardando il casinetto) oppure puoi introdurre una bella variazione
in questo percorso: prendi la bicicletta! … è semplice, se
ti guardi intorno, proprio lì allo sbocco di Strada Farini troverai
un ottimo servizio di “Bike sharing” …e così
sperimenterai direttamente quanto andare in bicicletta sia un modo giusto
di girare per Parma ... anzi di più: sia proprio parte dell’atmosfera
di questa città di pianura …
In
ogni caso percorri un pezzetto di Stradone e poi gira a destra per via
Passo Buole, vai sempre dritto e dopo un piccolo piazzale ombreggiato
da una doppia fila di alti alberi di bagolaro ti troverai di fronte l’ingresso
della Cittadella, al nostro terzo punto di sosta .
:;;:;:;:;:;:;:;:;:;:;:;:;:;:;:;:;:;:;:
Ed
eccola qui la Cittadella. Costruzione piuttosto imponente vero?
Ma , come avrai notato questa imponenza ti si comincia a rivelare all’ultimo
momento, praticamente già sul ponte di entrata, superato lo schermo
delle case addossate al fossato. Da qui ci si rende conto della profondità
del fossato e si comincia a delineare la massiccia struttura di questa
fortezza pentagonale dai potenti bastioni …. un po’ a forma
di stella. E’ una costruzione di fine cinquecento, voluta da Alessandro
Farnese, costruita un po’ discosta dalla città, quasi un
controcanto al Palazzo Ducale che sta sull’altra sponda del Parma
in una posizione simmetrica in diagonale rispetto al torrente; separata
dalle mura ma collegata alla Pilotta con una lunga galleria in cui si
poteva andare anche in carrozza.
Ora
passa sotto al grande portale marmoreo con lo stemma dei Farnese, entra
e lasciati stupire da quanto vedranno i tuoi occhi …. Era un luogo
militare e severo ed usato per secoli anche come prigione ma dopo la demolizione
delle caserme, operata nel secondo dopoguerra, si è trasformato
a poco a poco in un grande parco urbano molto amato perché familiare
, non troppo formale …. Aperto e disponibile allo sport spontaneo,
ai giochi dei ragazzini …. e contemporaneamente protetto, racchiuso
, ampio ma intimo ….. Decisamente ameno è il suo placido
aspetto di grande catino erboso punteggiato da boschetti al cui interno
la città sparisce …nascosta dai bastioni che sotto offrono
boschetti e prati ameni e sopra una vasto altipiano verdeggiante quasi
una collina che si alza dalla pianura ...… uno dei luoghi preferiti
dei parmensi che ci vengono a passeggiare, correre a iocare a pallone
a leggere, sentendosi forse più “a casa”, meno intimiditi
che nel Parco ducale, così solenne. Qui ci sono campi da calcio,
da Rugby, una volta si allenava la squadra della città. E’
un polmone verde molto ampio, molto frequentato dagli anziani che giocano
a carte, dalle mamme coi bambini, da gruppi di ragazzini che si buttano
giù a precipizio dalle scarpate con ogni attrezzo dotato di ruote
….
Come
vedrai il parco è circondato da un grande anello completo che corre
tutt’intorno sui bastioni tutto ombreggiato da un lungo viale di
grandi platani, e costeggiato da tigli, aceri, e grandi siepi di lillà
. Se hai scelto la bicicletta ti consiglio di farti il giro , è
davvero piacevole e incontrerai tantissimi parmigiani in bici o che camminano
o soprattutto che corrono a ogni ora …. Anche a piedi puoi percorrerne
un pezzetto, ad ogni punta della stella c’è un sentiero che
scende e che ti riporterà al centro del parco … ci sono panchine,
tavolini, puoi fermarti a riposare all’ombra
E
poi via, attraversa il parco ed esci dalla cittadella per il secondo portone
, quasi all’opposto a quello di entrata; appena superato il ponte
guarda sulla destra , c’è una discesina che porta giù
nelle “bassure”, cioè nell’antico fossato, dove
ora si snoda un suggestivo sentiero sotto le mura coperto dalle piante,
circondato dalle case ma in certi tratti completamente schermato dai rami....
Ti suggerisco di farci almeno una puntata : ti darà la sensazione
di percorso segreto, nascosto, insospettabile....Una strana atmosfera
con questo muro così incombente, molto alto, perfettamente intero,
coperto di muschio folto …. Da lì sotto potrai vedere meglio
questa particolare forma della Cittadella, questa strana stella assolutamente
intatta , potrai apprezzare le reali enormi dimensioni dei muraglioni
…. Lì sotto ci sono viole dappertutto ( saranno le famose
viole di Parma?)...Alberi (robinie ma non solo), sambuchi, cespugli spontanei,
con alcune persistenze dovute a precedenti vivai e orti che durante la
guerra avevano occupato tutto il vallo ...Aceri, anche alcuni alberi belli,
cespuglioni, biancospini....tutto regolarmente potato, pulito.....pioppi
bianchi, boschetti ....anfratti …. un percorso “verde”
davvero particolare, un mondo “altro” in mezzo alla città
…
Ora
ti lascio alla tua esplorazione, ci ritroveremo più tardi al ponte
di uscita, per la nostra ultima tappa.
:;;:;:;:;:;:;:;:;:;:;:;:;:;:;:;:;:;:;:
Nella
ultima tranche del nostro percorso l’atmosfera avrà
un deciso cambiamento : sei partito da spazi verdi , Giardini, Orti storici
che hanno sedimentato in qualche secolo strati successivi di interventi,
restauri, modifiche …. Ora ti attende un giardino pubblico nuovo,
Il parco Bizzozero, ma proprio nuovo di zecca : è stato aperto
nell’estate del 2008. L’immagine immediata sarà totalmente
diversa da quelle trovate fin qui ma sarà interessante scoprire
non immediate assonanze e rimandi (dal giardino antico, rinascente, al
giardino nuovo, nascente.)
Per
raggiungerlo, appena fuori della cittadella, non dovrai far altro che
seguire la pista ciclabile che corre prima a sinistra lungo via Pizzi
dandoti una bella visuale dall’alto delle bassure, poi a destra
in Via Duca Alessandro e poi ancora a sinistra; cosi passerai lungo il
Canale Maggiore , che va a sparire sottoterra verso la Cittadella . La
pista ti porterà poi direttamente dentro il nuovo parco in un punto,
il terrapieno accanto al canale, da dove potrai avere una visione leggermente
dall’alto. Lì fermati, e guarda il giardino …al primo
momento ti sembrerà quasi …vuoto …. Tanti alberi sono
così giovani …. Ma osservando più attentamente potrai
capire come è stato progettato e quasi immaginare quale sarà
il suo futuro ……
Quest’area
apparteneva un tempo a Antonio Bizzozzero, personaggio importantissimo
nella storia della città fra otto e novecento, professore di Scienze
naturali e agrarie, direttore della Cattedra ambulante di Agricotura,
fondatore del Consorzio agrario cooperativo di Parma, uno dei primi d’Italia.
Bizzozzero lasciò al comune il terreno con il vincolo che rimanesse
un’area verde.
Fino a poco tempo fa era un prato in cui veniva solo sfalciata l’erba.
con alcuni alberi cresciuti spontaneamente, pioppi e robinie. C’era
la civetta che catturava i topolini avvistandoli da quegli alberi …
Il
progetto del nuovo parco è partito da lì, dal terreno, e
si è poi si andato articolando in risposta alle molteplici esigenze,
anche faticosamente conciliabili, a cui deve rispondere un parco urbano
contemporaneo.
Prima
di tutto si è tenuto conto dello stato dei luoghi, si è
fatta un’operazione di pulizia e di eliminazione delle piante secche
e ammalate, e basta. Si è conservato tutto il possibile. Il prato
è stato solo fresato, senza diserbare, e poi seminato, il taglio
dell’erba farà poi da selezione …
Poi
si sono immaginate le infrastrutture perchè il parco fosse fruibile:
prima di tutto i percorsi pedonali, perchè la gente potesse attraversarlo
sempre senza infangarsi, in ogni stagione.
C’è
un filare di alberi che separa la pista ciclabile dal percorso pedonale
che gira tutto intorno al parco e ne collega le varie zone. La pista ciclabile
invece lo attraversa e collega tra di loro tre strade: via Montebello,
via Duca d’Alessandro e via Bizzozzero.
L’idea
di fondo è stata quella di realizzare un parco con diverse funzioni
che sia anche un elemento di collegamento, grazie a tutti questi vari
percorsi, fra le zone del quartiere e fra questo e la città.
E così questo parco, che viene considerato di quartiere, riprende
in realtà l’idea di Petitot per il grande parco periurbano…
così è stato concepito se pure in scala ridotta, come una
connessione verde tra due parti di città… e disegnato in
modo accorto per raccogliere immagini e suggestioni dai diversi giardini
storici che caratterizzano questa città.
Un
elemento fortunato per la progettazione è stato il fatto che questa
è una delle poche zone di Parma in cui ci sono diversi piani nel
terreno ( uno è l’argine del canale, l’altro laggiù
è un altro argine di un vecchio canale che è stato chiuso,
oltre c’è un piano che si trova a una quota ancora superiore
( e questo ci rimanda un po’ alla cittadella e ai suoi diversi piani).
Quindi c’è un movimento del suolo, della superficie del terreno
e questo dà un senso di apertura e di spazio, permette di percepire
tutta l’ampiezza del giardino, cosa che non succede in un giardino
in piano, dove l’occhio non spazia lontano.
Come
vedi si è dato un disegno curvilineo ai percorsi, seguendo alla
lontana l’idea di giardino paesaggistico ottocentesco, i percorsi
curvi danno un senso di morbidezza ; si sono create zone di sosta, sedute,
si sono posizionate rastrelliere per lasciare le biciclette. C’è
una pergola con rampicanti. C’è l’area dei cani ( estesissima,
la più grande della città, recintata con una rete verde
perchè si noti poco) e circondata da una siepe di ligustro che
crescendo occulterà completamente la recinzione. Ci sono attrezzi
ginnici, un percorso vita, qui si può fare anche la corsa.
Per
l’illuminazione si è scelto un sistema di lampioni a led
( luci a basso consumo e lunga durata ) alimentati con pannelli fotovoltaici,
con un sensibilissimo risparmio di energia ( e questo è un investimento
per il futuro )
Una
zona “ pregiata“ del parco è il giardino dei sensi.
Lo vedi laggiù verso sinistra oltre l’area per i cani …..
ti suggerisco di raggiungerlo e di farne l’esperienza, il Giardino
è dedicato ai non vedenti ma è affascinante per tutti. Troverai
una sequenza di piccoli giardini in cui verrai guidato da un percorso
“tattile” cioè che si sente con i piedi attraverso
le suole la linea dritta vuol dire “prosegui”, i pallini “
fermati” c’è qualcosa di interessante o un pericolo
…
C’è
una prima pergola che fa da passaggio, cavi d’acciaio su cui si
arrampica l’uva fragola bianca, serrata sui fianchì da rose
inglesi : Gertrude Jeckill e Felicia di colore rosa, ed Eritage bianca
…. tutte specie scelte perchè intensamente profumate.
Da
lì si arriva al primo giardino, che è quello dell’olfatto
e della vista; c’è una bordura di erbe aromatiche rialzata
e circolare per poterla toccare facilmente e farne sprigionare gli aromi:
c’è la santolina,la ruta, timo,la lavanda, l’assenzio,
il serpillo che sa di limone, la salvia . Qui è stato messo a dimora
un clerodendro che ha un profumo intensissimo; per la vista c’è
l’osservazione delle diverse piante da frutto. Sono state scelte
tutte piante di frutti antichi ( melo cotogno, susina, birococcolo....).
Sempre per l’osservazione del colore si trovano qui piante di peperoncino
e cespugli a fioritura primaverile, tutti profumati.
Di
seguito il giardino del tatto e del gusto: c’è una quercia
da sughero, un fico, un melo renetta,....si può entrare, toccare
l’albero, il fusto, le foglie, sono tutti alberi che hanno un’impalcatura
bassa; si possono toccare e anche raccogliere i frutti …. per i
primi ad arrivare nella stagione giusta …
E,
alla fine, ecco il giardino dell’udito: si entra in una struttura
circolare, coperta da un piccolo terrapieno e aperta in alto, che toglie
la vista dell’esterno; all’interno c’è un’acustica
particolare, che sembra un po’ amplificata; qui ti puoi sedere,
rilassate ed ascoltare il rumore dell’acqua. L’acqua spinta
da una pompa cade dall’alto con cascatelle laminari d’acqua
in vasche ad anello poste a vari livelli, e il rumore è vivo ed
intenso ma non fragoroso …. Poi a cicli , più o meno ogni
mezzora le pompe si fermano . Allora l’acqua defluisce progressivamente
e le cascatelle si fermano una dopo l’altra, in sequenza ….
Da ultimo continuano a buttare acqua solo quattro piccoli tubicini al
livello più basso che fanno cadere un gocciolio proprio al centro
di grosse ciotole forate e rovesciate e quasi appoggiate al livello dell’acqua
che fanno da cassa di risonanza e risuonano come campane esaltando il
rumore cristallino delle gocce che cadono, rendendolo un vero suono armonico
… C’è voluta una lunga sperimentazione per ottenere
questo risultato e la collaborazione dell’artigiano che ha creato
le ciotole “risonanti” preziosissime, indifferenti al gelo,
fatte a mano e cotte a legna a 1300 gradi … E’ un esperienza
sottile e ….pacificante, un momento particolare : chiusi dentro,
senza vedere la città, quasi senza sentire il rumore della città,
ad ascoltare i mille rumori dell’acqua .….
Proseguendo
poi oltre il giardino dei sensi, il percorso si snoda nel parco, con una
visuale un po’ rialzata, qui è pieno di alberi che fioriscono:
meli, peri di rare varietà, ....C’è un filare continuo
di carpini che isola dalla strada trafficata. Gli alberi piantati qui
sono tutti “ autoctoni “, fanno parte della vegetazione spontanea
della pianura e della collina parmense. Ci sono frassini minori e maggiori,
querce, cerri, ciliegi, carpini, aceri campestri. ….. la fascia
fra i carpini e la recinzione nell’autunno successivo all’
apertura e stata seminata con semi selvatici selezionati di essenze da
prato autoctone il che assicurerà al parco negli anni a venire
la varietà dei colori delle fioriture del prato spontaneo .
.,::;;:;;:;:;:;:;:;:;:;:;:;:;:;:;:;;:;:;:;:;::;:;:,
Con
la visita al Parco Bizzozzero il nostro percorso finisce. Ti
lascio con un ultimo consiglio: se devi rientrare verso il cento per riportare
questa audio guida, in bicicletta o a piedi, prendi l’uscita di
via Bizzozzero , e percorri quella via verso destra fino a viale San martino
che ti farà uscire sul Lungo Parma, seguendolo arriverai alla Pilotta
e da lì in Via Melloni.
Così
avrai modo avere una prima impressione , quasi di assaggiare un frammento
dei nostri prossimi percorsi lungo le Greenways di Parma; tornando al
punto di partenza con un lenta, assolutamente incantevole passeggiata
sul Lungo Parma, (che non ha nulla da invidiare ad un Lungo Tevere o a
un lung’Arno e vedrai perché) . Camminando guarda giù
oltre il parapetto verso il greto e il fiume a tratti visibile a volte
lontano in fondo ad una vasta zona di vegetazione naturale, prati e grandi
alberi …… ti accorgerai di essere in punto di osservazione
privilegiato, un punto che si prolunga per tutto il Lungo Torrente, un
magnifica balconata spalancata un corridoio naturale incredibilmente ricco
di presenze animali …. Per qualcuno che non è di Parma è
difficile immaginare la quantità di avvistamenti che si possono
fare da qui, senza minimamente disturbare gli animali; la quantità
di uccelli, di piccoli mammiferi e , più spesso di quanto si possa
credere, di caprioli che seguono il torrente fino dentro alla città
…
Ed
ora noi ti lasciamo a pregustare quello che ci riserveranno i prossimi
percorsi di queste Greenways di Parma quelli che ci porteranno a stretto
contatto con il meraviglioso mondo che ora vedrai dall’alto ...
vai
al
|
percorso |
percorso |
percorso |
|